Anche noi di YearOut usiamo tantissimo il visual storytelling come strumento di comunicazione, per raccontare i nostri progetti e il nostro lavoro.
“Un’immagine vale più di mille parole”, le immagini infatti sono potenti canali di comunicazione che catturano l’attenzione. Ma qual è il messaggio che deve passare?
Si parla molto in “poverty porn” definito come “qualsiasi tipo di media, sia esso scritto, fotografato o filmato, che sfrutta la condizione di indigenza per generare la necessaria compassione per la vendita di giornali, aumentare le donazioni di beneficenza o sostenere una determinata causa”.
Il “poverty porn” mira dritto al senso di commiserazione e di colpa dell’osservatore.
Per questo prima di postare qualsiasi foto noi di YearOut ci domandiamo perché abbiamo scelto quell’immagine, quale messaggio vogliamo inviare e se quell’immagine tende a confermare alcuni stereotipi.
Cerchiamo di parlare soprattutto di “empowerment“, vogliamo che le persone ritratte siano orgogliose dell’immagine che offrono al mondo.
Ma allora come utilizzare le immagini quando ci troviamo in Africa e siamo coinvolti in un progetto di volontariato?
Abbiamo un codice di condotta che chiediamo ai nostri volontari di sottoscrivere ma durante i nostri incontri pre -partenza cerchiamo di far riflettere anche i nostri volontari in partenza sul tema dell’uso delle immagini.
L’importante è che il volontario capisca che anche le foto, se scattate in contesti di vulnerabilità, sono troppo potenti per essere prese con leggerezza…le foto bisogna maneggiarle con cura, come se fossero quelli della nostra famiglia.